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Nicolas Flamel | Edizioni Discovery | Discovery Publisher Italy
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Nicolas Flamel

Nicolas Flamel (1330 o 1340, forse a Pontoise – 22 marzo 1418 a Parigi) è stato un borghese parigino del XIV secolo, scrittore pubblico, copista e libraio-giurato.

La sua fiorente carriera, il suo matrimonio con Perenelle, ricca vedova, e le sue speculazioni immobiliari gli assicurarono una fortuna confortevole che consacrò, verso la fine della sua vita, alle sue fondazioni e a diverse costruzioni. Questa fortuna, amplificata da voci di popolo, fu all’origine del mito che fece di lui alchimista, avendo scoperto la pietra filosofale che permette la trasmutazione dei metalli in oro. Per via di questa reputazione, gli furono attribuiti diversi trattati alchemici, della fine del XV secolo sino al XVII secolo, di cui il più celebre Il Libro delle figure geroglifiche, apparso nel 1612. Pertanto, «il più famoso degli alchimisti francesi, non ha mai praticato l’alchimia.»

FLAMEL SCRITTORE PUBBLICO E LIBRAIO-GIURATO

Per un personaggio dell’epoca non appartenente alla nobiltà, esiste una documentazione relativamente importante relativa Nicolas Flamel: gli atti della parrocchia di Saint-Jacques-la-Boucherie riuniti nel XVIII secolo, diversi documenti personali di lui e sua moglie, di cui il suo testamento, e diverse descrizioni e illustrazioni, successive alla sua morte, degli edifici e monumenti religiosi che fece costruire.

Nicolas Flamel nacque intorno al 1340 (forse 1330 come viene spesso indicato) probabilmente a «Pontoise, a sette leghe da Parigi.» Riuscì, durante la sua giovinezza, a sfuggire alla peste nera del 1348, che portò via un terzo della popolazione europea. La sua vita si svolse a Parigi, durante la guerra dei Cent’anni, dalla battaglia di Crécy nel 1346 a quella d’Azincour nel 1415. Dovette assistere, nel 1389, con tutti i borghesi di Parigi, vestiti di rosso e verde, all’ingresso a Parigi della regina Isabella di Baviera, e poco prima della sua morte, nel 1418, visse i problemi parigini correlati alla guerra civile tra Armagnacs e la rivolta dei Cabochiens (1413).

A partir dal XIII secolo, la fondazione delle università, ma anche lo sviluppo della letteratura e della lettura profana tra la nobiltà e l’alta borghesia, portarono all’istituzione di laboratori di copiatura e miniatura, sino ad allora appannaggio dei monasteri. Si formarono nelle grandi città, in particolar modo a Parigi.

Flamel iniziò q Parigi una carriera da copista e scritture pubblico, in un piccolo laboratorio, accanto alla chiesa di Saint-Jacques-la-Boucherie, in rue des Écrivains. Forse, era il fratello maggiore o un familiare, di Jean Flamel, segretario e bibliotecario del grande bibliofilo Jean Ier de Berry (colui del Très Riches Heures del duca de Berry). Acquistò, in seguito, una casa di fronte il laboratorio, all’angolo tra rue des Écrivains et rue de Marivaux (rinomata poi rue Nicolas-Flamel nel 1851), nella quale visse ed installò il suo atelier sotto l’insegna di La fleur de Lys. Questa casa, decorata con incisioni e descrizioni religiosi, e la massima «Ciascuno sia felice dei propri bene, chi non ha a sufficienza, non ha nulla», testimonia l’agio, acquisito da Flamel, senza che ciò, a paragone di altre case lussuose dell’epoca, risulti esser eccezionale.

La rue de Rivoli, molto ampia, ricopre ora rue des Écrivains, l’ubicazione della casa di Flamel e la maggior parte della chiesta, di cui non resta che la torre Saint-Jacques (costruita all’inizio del XVI secolo, un secolo dopo la morte di Flamel).

Probabilmente dopo il 1368, divenne libraio-giurato (giurato poiché prestò giuramento all’Università di Parigi) membro della categoria privilegiata dei «librai, pergamenai, miniatori, scrittori e rilegatori di libri, e di tutti i mestieri appartenenti alle diverse scienze conosciute nel Medioevo con l’appellativo generico di chierici. Dipendevano dall’Università e non dalla giurisdizione del prevosto di Parigi, come gli altri mercanti.» In particolare, erano esentati dal principio delle imposte dirette. Flamel tentò, inoltre, nel 1415 di far valere tale privilegio al fine di evitare di pagare una tassa.

NICOLAS E PERENELLE

Intorno al 1370, sposò una donna, Perenelle, vedova due volte, e nel 1372 fecero davanti a un notaio, un lascito reciproco dei loro beni, che venne più volte rinnovato e che escludeva dall’eredità di Perenelle, sua sorella e i suoi figli. Senza figli, i due coniugi Flamel cominciarono a finanziare opere e costruzioni pie.

Per svuotare le fosse del cimitero degli Innocenti, i borghesi di Parigi furono costruire tutto intorno, tra il XVI e XV secolo, degli ossari, nei quali le ossa esumate venivano sepolte e messe a seccare, in alto, sopra le arcate. Nel 1389, Nicolas Flamel fece costruire e decorare una delle arcate, dal lato della rue de la Lingerie, dove si trovavano le botteghe degli scrittori pubblici. Sull’arcata erano incisi, un uomo nero rappresentante la morte, le iniziali di Nicolas Flamel in lettere gotiche, una poesia ed iscrizioni religiose «scritture per commuovere i devoti» secondo Guillebert de Mets nella sua Descrizione di Parigi (1434). Lo stesso anno, finanziò la riparazione del portale di Saint-Jacques-la-Boucherie, facendovi rappresentare la moglie, in preghiera, ai piedi della Vergine Maria, San Giacomo e San Giovanni.

Perenelle morì nel 1297. Proprio poco prima della sua morte, la famiglia tentò di far annullare l’eredità reciproca tra i due sposi. Ne seguì un processo tra gli eredi della sorella di Perenelle e Nicolas Flamel, il quale vinse. Dopo la morte della sua sposa, continuò a finanziare costruzioni devote, e si impegnò in investimenti immobiliari a Parigi e nei dintorni.

Nel 1402, fece costruire il portale della chiesa Sainte-Geneviève-la-Petite, situata sull’Ilé de la Cité, lungo la rue Neuve-Notre-Dame, sul sito dell’attuale «parvis Notre-Dame – piazza Jean-Paul-II.» Prese il nome di Sainte-Geneviève-des-Ardents a partire dall’inizio del XVI secolo e fu distrutta nel 1747. La sua statua, con un vestito dal lungo cappuccio e con un calamaio, simbolo della sua professione, fu collocata in una nicchia accanto al portale. Nel 1411, finanziò una nuova cappella dell’ospedale Saint-Gervais (di fronte la chiesa Saint-Gervais), e sembra aver contribuito alle riparazioni delle chiese di Saint-Côme e di Saint-Martin-des-Champs.

Nel 1407, fece erigere una tomba per Perenelle, nel cimitero degli Innocenti, su cui fece incidere un epitaffio in versi.

Lo stesso anno, fece costruire una nuova arcata (che attirò l’attenzione degli alchimisti), questa volta al lato dell’ossario di rue Saint Denis, e la fece decorare con sculture. Vi era rappresentata, di nuovo, sua moglie, in preghiera ai piedi di Cristi, san Paolo e San Pietro circondati da angeli, le sue iniziali NF su dei calamai. Sotto, vi era un fregio con cinque bassi rilievi, rappresentati diverse figure religiose convenzionali: un leone alato, degli angeli, una scena di resurrezione, due dragoni in lotta. Al di sopra, ancora, tre pannelli che rappresentavano il Massacro degli Innocenti, che aveva dato il nome al cimitero. L’iconografia di queste sculture è simile a quelle degli altri monumenti funerari del cimitero degli Innocenti. Queste costruzioni e ornamenti erano molto comuni all’epoca: nel 1408, il duca di Berry fece scolpire sul portale della chiesa del cimitero il racconto dei tre morti e dei tre vivi, e nel 1423-1424, fece dipingere il grande affresco della Danza macabra, sulle arcate dell’ossario a sud (lungo la rue de la Ferronnerie)

Nel 1786, durante la completa distruzione del cimitero degli Innocenti, molti disegni furono realizzati da Charles-Louis Bernier (1755-1830), tra cui l’arcata di Flamel.

Sempre nel 1407, Flamel fece costruire diverse case destinate ad accogliere i poveri, e sulle quali si vedeva «una quantità di figure incise nelle pietre con una N e una F gotiche, ad ogni lato.»

La più conosciuta, e la sola che esiste ancora oggi, è la casa di Nicolas Flamel, anche detta «dal gran timpano», rue di Montmorency (oggi al numero 51). Oltre alle iniziali di Flamel, e diverse figure tra cui angeli che suonano, presenta l’iscrizione: «Noi, uomini e donne lavoratori, abitiamo sotto il portico di questa casa che fu fatta nell’anno di grazia del millequattrocento sette, ciascuno con il diritto di dire ogni giorno un padre nostro e un ave Maria, mentre si prega Dio, che la sua grazia perdona i poveri peccatori morte. Amen.»

Flamel possedeva anche un certo numero di case a Parigi e nei villaggi limitrofi, alcune delle quali gli portavano rendita, altre erano abbandonate e in rovina. Grazie al successo della sua attività di copista e librario, e il sostegno di sua mogliere Perenelle, già vedova due volte, questi investimenti immobiliari, effettuati nel contesto della depressione economica della guerra dei Cent’anni hanno probabilmente contribuito alla sua fortuna.

PIETRA TOMBALE E TESTAMENTO

Flamel morì il 22 marzo 1418, e fu sepolto nella chiesa di Saint-Jacques-la-Boucherie dove la sua lapide fu installata sotto un pilastro con sopra l’immagine della Vergine Maria.

La chiesa fu distrutta alla fine del periodo rivoluzionario, intorno al 1797. La lapide fu comunque conservata e acquistata da un antiquario da un commerciante di frutta e verdura in rue Saint-Jacques-la-Boucherie, che la utilizzò come bancarella per i suoi spinaci. Acquistata nuovamente nel 1839 dal municipio di Parigi, è attualmente al museo di Cluny: «Il defunto Nicolas Flamel, già scrittore, lasciò nel suo testamento al lavoro di questa chiesa alcuni affitti e case, che aveva acquistato durante la sua vita, per svolgere un certo servizio divino e distribuire denaro ogni anno tramite elemosine riguardanti il ​​Quinze Vingt, l’Hôtel Dieu e altre chiese e ospedali di Parigi. Sia pregato qui per i defunti». Le sue ossa, così come quelle della moglie Perenelle sepolta con lui, furono poi trasferite nelle catacombe di Parigi.

Il numero e il carattere ostentato delle sue pie fondazioni, di fatto relativamente modeste, e l’accumularsi nel suo testamento (ora conservato presso la Biblioteca Nazionale) di lasciti di modesta entità contribuirono probabilmente ad amplificare l’importanza della sua fortuna nella memoria dell’epoca. Poco dopo la sua morte, Guillebert de Mets nella sua Descrizione della città d Parigi (1434) parla di Flamel come «lo scrittore che ha dato tante elemosine e ospitalità e ha costruito diverse case dove persone di mestiere vivevano al piano di sotto e nell’affitto che pagano, sono stati sostenuti dai poveri operai di sopra». E già nel 1463, durante un processo riguardante la sua successione, un testimone diceva già che «[Flamel] aveva fama di essere più ricco.» Fu in questo contesto che comparve la voce che doveva le sue ricchezze alla scoperta della pietra filosofale degli alchimisti, capace di trasformare i metalli in oro.