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Swami Vivekananda

I quattro percorsi dello yoga

Collezione

I quattro percorsi dello yoga

Sin dall’antichità, il popolo del subcontinente indiano pratica discipline spirituali allo scopo di liberare la mente e di mantenere uno stato di coscienza sereno e distaccato. Le pratiche utilizzate per raggiungere quest’agognata condizione di equilibrio, purezza, saggezza, pace dei sensi sono comunemente note con il nome di «yoga». «Yoga» dire «giogo» o «unione» — in riferimento all’unione con il vero Sé, il fine descritto nelle Upanishad. I saggi distinguevano principalmente principalmente quattro tipi di persone e hanno elaborato esercizi particolarmente adatti a ciascun tipo, in modo tale che ogni uomo possa raggiungere l’ambita unione con il Sé. Per le persone razionali c’è la Via della Conoscenza. Per le persone meditative c’è la Via della Conoscenza di Sé. Per le persone attive per natura c’è la Via dell’Altruismo. Per le persone emotive c’è la Via della Devozione.

Per migliaia di anni fenomeni straordinari sono stati studiati, indagati e generalizzati. È stato analizzato l’intero ambito delle facoltà religiose dell’uomo e la scienza del Râja Yoga ne è il risultato pratico. Il Râja Yoga non nega, secondo l’imperdonabile opinione di alcuni scienziati moderni, l’esistenza di fatti difficili da spiegare. D’altro canto, gentilmente ma senza mezzi termini, dice al superstizioso che i miracoli e le risposte alle preghiere e la forza della fede, sebbene veri in quanto fatti, non sono resi comprensibili attraverso la spiegazione superstiziosa che li attribuisce all’opera di un essere, o esseri, di natura divina. Il Râja Yoga sostiene che ogni uomo è soltanto un canale per l’ infinito oceano di conoscenza e di forza che sta dietro l’umanità. Insegna che desideri e necessità sono presenti nell’uomo così come la forza per realizzarli e che, laddove e ogni volta viene realizzato un desiderio, un bisogno, una preghiera, il mezzo per esaudirli deriva da questo deposito infinito e non da un essere soprannaturale.

Il Jana Yoga è lo yoga della conoscenza, non conoscenza in senso intellettuale, ma la conoscenza del Brahman e dell’Atman e la realizzazione della loro unità. Dove il devoto a Dio segue i suggerimenti del cuore, il jnani usa le capacità della mente per discernere tra reale e irreale, permanente e transitorio. I Jnani, i seguaci del Vedanta non dualista o advaitista, possono anche essere denominati monisti poiché sostengono l’unica realtà del Brahman. Naturalmente, tutti i seguaci del Vedanta sono monisti: tutti i vedantini sostengono l’unica realtà del Brahman. Qui la distinzione è nella pratica spirituale: mentre tutti i vedantini sono filosoficamente monisti, nella pratica coloro che sono devoti a Dio preferiscono pensare a Dio come distinto da loro per godere della dolcezza di un rapporto. I Jnani, al contrario, sanno che tutta la dualità è ignoranza. Non c’è bisogno di cercare fuori da noi la divinità: noi stessi siamo già divini. Che cosa ci impedisce di conoscere la nostra vera natura e la natura del mondo a noi circostante? Il velo del Maya. Il Jnana yoga è il processo per squarciare direttamente questo velo, strappandolo attraverso un approccio bipartito.

Il Karma Yoga, o sentiero dell’altruista, affronta il problema dell’ignoranza cercando di sradicare l’ego, l’amor proprio. Swami Vivekananda sostiene che l’ego, nato dall’ignoranza, ci vincola a questo mondo attraverso il materialismo. Ne consegue un mondo dei sogni di esseri separati che negano i diritti degli altri. Si vuole ottenere l’impossibile e desiderare l’indesiderabile. Swami Vivekananda aggiunge che il nostro egoismo, ossia le nostre azioni egoisti hanno eretto muri intorno a noi. Questi muri non solo ci allontanano l’uno dell’altro ma ci separano dal nostro vero io. Solo adottando comportamenti altruisti, possiamo abbattere questi muri che ci separano dal nostro vero io. La parole chiave del Karma Yoga è: «Batti l’inesorabile legge del karma attraverso il Karma Yoga, il sentiero dell’altruista. Liberati dalle catene dell’attaccamento attraverso la pratica del non-attaccamento».

Bhakti Yoga: considerato in India alla stregua di un santo, è stato il principale discepolo del guru Ramakrishna, e secondo le sue istruzioni, fondò nel 1897 la Ramakrishna Mission, allo scopo di «promuovere il miglioramento delle condizioni spirituali e materiali dell’umanità intera, senza alcuna distinzione di casta, credo, razza, nazionalità, genere e religione», e di promuovere la fratellanza fra gli adepti delle diverse religioni, nella consapevolezza che si tratta di forme differenti di unica Religione eterna ed universale. Di tradizione e cultura induista, fu un grande ammiratore e conoscitore di differenti religioni, in modo particolare del Cristianesimo. Poeta, filosofo e grande pensatore fu autore di molti testi spirituali, ma non solo; scrisse vari pensieri con la finalità di integrare la cultura occidentale con quella orientale, un filone ripreso poi da vari asceti indiani. Come mistico si dice che possedesse la diretta esperienza della realtà e dell’assoluta «Verità» e una naturale tendenza a trascendere il mondo e perdersi nella contemplazione dell’assoluto. Vivekananda inoltre si prodigò molto in campo sociale, tanto che ancora oggi è ricordato per le sue innumerevoli attività rivolte al prossimo.

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